Look alive, sunshine~ ♫

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carac ¿'
view post Posted on 29/11/2010, 18:53




Emanuele De Micheli
Era stata una giornata stremante. Non tanto per il lavoro - oh, no, quello era una delle poche cose che l'aveva resa sopportabile - quanto per la mole di seccatori che si era presentata alla porta dell'officina.
Dio, li avrei presi uno per uno a colpi di chiave inglese tanto era il mal di testa che erano riusciti a farmi venire.
Ero così nervoso da riuscire a rispondere male anche ad Angelo, non appena questo aveva iniziato a supplicarmi di aiutarlo a fare i compiti - rigorosamente in inglese. Come se io ci capissi qualcosa: lo parlavo e basta, niente di più, niente di meno. Tutto ciò che sapevo erano lontani ricordi del liceo in Italia.
Così ero praticamente scappato di casa, andando a cercare rifugio nel primo bar che avevo trovato; una volta dentro mi guardai un po' intorno, giusto per sapere in che razza di posto mi trovavo. Poi andai al banco, costringendomi a non ringhiare addosso a coloro che si erano soffermati per più di un istante sui miei capelli. Dio, che odio.

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Spain'
view post Posted on 29/11/2010, 21:52




Felix Gonzalez Hill
Il tardo pomeriggio era l'ultima parte del giorno in cui i clienti avevano un aspetto normale. Dopo le 7 circa, iniziava il viavai di giovani che aspettavano di andare in discoteca, di coppiette che volevano un aperitivo prima di una cenetta a lume di candela, di vecchietti intenti a scrutare come maniaci le ragazze in minigonna. Purtroppo questa ultima fetta di normalità era anche la mia prima ora di turno. Quindi penso sia normale che tutte le mattine arrivavo nel mio appartamento in condizioni disastrate, quasi da manicomio. Ora di mezzanotte il gilet che in teoria dovevo indossare era finito a farsi benedire su qualche sgabello, la camicia era sbottonata quasi completamente e i miei capelli erano se possibile ancora più ribelli del solito. Grazie al cielo il capo non c'era mai a quell'ora.
Comunque, avevo appena iniziato il mio turno, quel giorno. Il gilet era ancora perfettamente pulito, la camicia era abbottonata quasi interamente e i capelli erano....da Felix. Ovvero una strana sorta di ordinato nel disordinato. Beh, ci siamo intesi.
Un ragazzo mai visto entrò nel locale. Era un tipo abbastanza particolare: i suoi capelli rosso fuoco non passavano facilmente inosservati, così come il suo abbigliamento. Ma io venivo pagato per sorridere ai clienti e servirli, quindi non badavo molto alla loro religione o alla loro inclinazione sessuale. In fondo non erano neanche affari miei, no? Quindi quando giunse al banco gli sorrisi cortesemente, come sorridevo a tutte le persone che vedevo ogni santo giorno, e gli chiesi cosa volesse da bere, ignorando deliberatamnte gli sguardi che gli altri avventori lanciavano alla capigliatura del giovane o al suo chiodo.

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and nobody can teach you this.»
 
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carac ¿'
view post Posted on 29/11/2010, 22:40




Emanuele De Micheli
Ed ecco un tizio che mi sorrideva. Cioè, ma vaffanculo di cuore, eh!
Innervosito, gli scoccai un’occhiata seccata e gettai un ultimo sguardo alle mie spalle prima di rassegnarmi a quei coglioni che amavano farsi i cazzi miei guardando se la mia ricrescita era a un buon punto. Avrei dato fuoco all’intero locale, cameriere compreso – che, ora che ci pensavo, attendeva ancora una mia ordinazione.
- Cosa voglio? Senti, a meno che tu non possa toglierti definitivamente quel fottuto sorrisetto da coglione fatto, mi accontento di qualunque cosa possa farmi passare il cerchio che ho alla testa da stamani. E che magari sia forte, grazie. –
Ovviamente il tutto pronunciato con un forte accento italiano. E se non capiva si attaccava.
Misi le mani in tasca, aspettando una risposta quantomeno indignata, mentre lo squadravo attentamente. Dio sa quanto mi puzzasse di ragazzo di buona famiglia – genere che ovviamente detesto.
Uno di quei ragazzi che sembrano usciti da un film hollywoodiano, no? Semplicemente disgustoso.
Insopportabile.
Una di quelle persone che vivono la propria vita come se fosse tutta un idillio, che non si sono ritrovati con un fratellastro e una madre che sembra tua sorella maggiore. Al massimo quello è uno che le mette tutte incinte.
L’ho già detto che lo trovavo odioso?, sì?, no?
Oh, ma chi se ne frega.
Così, giusto per essere un po’ più maleducato di quanto fossi già stato, mi affrettai ad aggiungere un ‘…e velocemente’ alla mia precedente richiesta.
Fammi. Ubriacare.
In poche parole il messaggio è questo; visto che oggi proprio non è serata, potrò almeno consolarmi?

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Spain'
view post Posted on 30/11/2010, 14:09




Felix Gonzalez Hill
Il sorriso mi si congelò sulle labbra con una velocità disarmante, quando vidi che quel giovane che prima era un cliente come un altro ora era diventato in automatico un cliente rompiscatole e anche parecchio villano. Trattenni a stento una risposta a tono -non ci tenevo tanto a farmi licenzaire epr colpa del primo moccioso che mi capitava sottomano- e mi limitai a voltargli le spalle e cercare qualcosa da dargli. Idee: zero. Cosa cavolo si può bere di forte ma che tolga il mal di testa?! L'alcool lo incrementa!
Mandando a quel paese mentalmente lo sbruffoncello, sbattei sulla porzione di bancone di fronte a lui un bicchiere vuoto, in cui poi versai una dose abbondante di gin e della Lemonsoda. Se gli andava bene, ben per lui. Se non gli piaceva si sarebbe attaccato: la prossima volta gli avrebbe chiesto più chiaramente cosa voleva bere.
Gli feci un ultimo sorriso falso come quello di Giuda e poi lo abbandonai, andando a girovagare per i tavolini a raccogliere i bicchieri vuoti ed eventuali ordinazioni.
E al diavolo il rossino.

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carac ¿'
view post Posted on 1/12/2010, 14:50




Emanuele De Micheli
Non c’erano dubbi. Se prima mi stava leggermente sulle palle, ora lo detestavo allegramente.
Come detestavo ogni essere che gli somigliasse minimamente? No. Era diverso. Stavolta il mio odio era più radicato, in quanto il tizio non solo aveva reagito abbastanza con freddezza, ma non aveva neanche ribattuto niente. Una persona che si fa scivolare tutto addosso e che sorride, santo cielo. Allucinante.
Anche se così sembravo uno dei tanti clienti coglioni non me ne importava – che poi un cliente coglione non fa le mie richieste che non stanno né in cielo né in terra. Neanche io le faccio, in genere; solo che stasera sono davvero stanco. Davvero tanto. E siccome non era che tutto il mondo avesse un motore – e di conseguenza non era perfetto – non si poteva mica farlo a proprio piac… Oh, frena un attimo. Che cazzo stavo pensando?
FH, è la stanchezza. Solo la stanchezza.
…Magari mista a una buona dose di fantasie acquisite da Angelo, dove tutto era un grande far west.
E gli indiani? Dove li metteva gli indiani? Risi, mentre bevevo ciò che il barista mi aveva preparato abbastanza conscio che stavo collezionando una figura non troppo splendida dopo l’altra.
Dio, che odio.
E il bello era che era più facile che scomparissi io, piuttosto che loro – ragazzo dietro al banco per primo.

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Spain'
view post Posted on 1/12/2010, 17:37




Felix Gonzalez Hill
Quella new entry non mi piaceva per niente. Era troppo arrogante, e guardabva tutti con sdegno, neanche avesse 50 anni e fosse uomo di mondo.
Girai con quanta più calma possibile tra i tavolini, soffermandomi anche più del necessario a pulirli e sistemare le ustine di succhero già a posto. Tutto pur di tardare il momento in cui sarei dovuto tornare al bancone e tornare faccia a faccia col rosso.
Presi un paio di ordinazioni e poi tornai mio malgrado sulla pedana per preparare i cocktail richiestomi. Preparai bicchieri e inredienti senza degnare il giovane di uno sguardo, ben deciso a ignorarlo per tutto il tempo necessario.
Quando però ebbi portato pure i due bicchieri colmi di liquidi colorati, mi ritrovai a non avere molto da fare. Il bar era tranquillo, i clienti erano tutti serviti. Il ragazzo rosso al bancone era ancora lì, odioso nel suo broncio con cui guardava tutti. Mi piazzai di fronte a lui con noncuranza, sperando che pagasse la sua bevanda e se ne andasse in fretta senza rompere ulteriormente le scatole.

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carac ¿'
view post Posted on 1/12/2010, 19:48




Emanuele De Micheli
Alzai lo sguardo, incontrando la figura del cameriere piantata di fronte a me. A quanto pare ero ricambiato, nel mio provare sentimenti non troppo amichevoli nei suoi confronti, ma sicuramente non gliel’avrei data vinta.
Così mi sedetti su uno sgabello, poggiando i gomiti sul banco e osservandolo da dietro le dita che intrecciai tra loro, l’espressione semplicemente neutrale – no, non valeva nemmeno la pena tenere il broncio.
- Vorresti che me ne vada via, vero? –
Domanda a bruciapelo. Avanti, scegli tra lavoro e sincerità, avanti. – Ah, intanto che pensi a quale risposta darmi – ripresi, mentre alzavo l’indice come per fermare preventivamente qualunque parola stesse per proferire – preparami un altro drink. –
Non si sarebbe liberato di me tanto facilmente, non quella sera. Avevo il pirlo del rompi cazzo – mi avevano rotto le palle tutto il giorno, avevo pur bisogno di sfogarmi – e non avrei mai accontentato la sua richiesta futura di abbandonare il locale.

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Spain'
view post Posted on 1/12/2010, 22:06




Felix Gonzalez Hill
Lo guardai con apparente indifferenza mentre si sistemava meglio davanti al bancone, facendomi chiaramente capire che lui non se ne sarebbe andato così in fretta come avevo sperato. Oddiomio, che cavolo avevo fatto di male per meritarmi tutto ciò era un mistero.
Alla sua successiva domanda -molto, ma molto retorica, domanda di cui lui era già certo della risposta fin da quando gli era balzata in mente- rimasi sorpreso, poi un 'Sì' mi ballò per parecchio tempo sulla punta della lingua, invitante. Mica avrei perso il lavoro solo dicendo quello che pensavo, no? E invece il rischio c'era. Dannato capo e dannata cortesia obbligata verso i clienti, soprattutto verso quelli pignoli e rompiballe.
Borbottai tra i denti qualcosa in spagnolo vagamente simile a un'imprecazione, sperando che il rossino non mi capisse, poi gli versai nuovamente la bibita, limitandomi a guardarlo negli occhi solo una volta finito di preparare il cocktail e dopo aver riposto le bottiglie varie. Solo allora mi concessi il lusso di fissarlo negli occhi, scrutando i suoi lineamenti affilati e i capelli scompigliati, passando per le labbra sottili e l'abbigliamento...eccentrico.
Sì, anche a non sentirlo parlare aveva comunque l'aria da teppistello.

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carac ¿'
view post Posted on 1/12/2010, 22:34




Emanuele De Micheli
Non mi rispose. O meglio, lo fece in una sottospecie di lingua che suonava molto spagnoleggiante. Sbuffai, aggrottando le sopracciglia.
Ma che modo era? Persino io mi ero sforzato di parlare inglese, io che lo detestavo e che mi ero costretto a parlarlo! - Ehi, così non vale, razza di bastardo.- Perché se lui comunicava in lingua straniera, ero bravo anche io a farlo nella mia lingua.
Poi mi acquietai – per quanto potessi quietarmi con una tale testa di cazzo davanti – e, fatte scivolare le braccia incrociate sul banco e poggiandovi il mento sopra, lo osservai preparare il drink. Dovevo ammettere che se proprio c’era una cosa che non potevo contestargli –ahimé- era il modo in cui svolgeva il suo lavoro.
Impeccabile, quasi.
…In ogni caso per il resto rimaneva un gran coglione, mi dissi quando mi mise nuovamente il bicchiere davanti. Sì, anche il solo guardarlo in faccia mi faceva prudere le mani da morire.

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Spain'
view post Posted on 2/12/2010, 17:03




Felix Gonzalez Hill
Lo guardai ancora un attimo, poi venni richiamato al lavoro da una voce maschile parecchio impastata proveniente dalla parte opposta del bancone. Mi allontanai dal ragazzo con una strana sensazione in petto. Qualcosa vagamente simile al fastidio. Fastidio perchè non volevo andarmene via dal rossino? Nah, probabilmente perchè dovevo dar retta a un ubriaco invece che a un ragazzo che evidentemente mi odiava, ma che almeno era decisamente più interessanete di un cinquantenne sbronzo. E poi i battibecchi silenziosi col rossino mi distraevano dalla noia del lavoro.
Subii per circa un quarto d'ora le rischieste incessanti di alcohol da parte dell'uomo, unite al suo alito pesante di vino e alle sue avances spudorate. Cercai disperatamente i liberarmene, poi alla fine mi arresi a chiamare il capo per buttarlo fuori. Si era messo pure a importunare altre clienti, decisamente era fin troppo ubriaco e fastidioso. Tornai dal teppistiello, guardando il vecchio venire allontanato in malo modo dal capo. Poi guardai nuovamente il rosso.
....esattamente, perchè tutti i tipi strani e/o importunatori -in qualsiasi modo- capitavano sempre durante il mio turno?

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carac ¿'
view post Posted on 2/12/2010, 22:27




Emanuele De Micheli
Osservai la scena da lontano senza riuscire a fare a meno di fissarlo. Cioè. Dove cazzo se ne andava?
Sì, ero irritato, e quando poco dopo tornò non gliene feci mistero. Bevvi con malagrazia il drink e, dopo avergli sbottato uno ‘stronzo’ in faccia feci per andarmene – naturalmente lasciando sul banco abbastanza soldi per farci rientrare il pagamento, il resto e una mancia alquanto immeritata. Stava quasi litigando con me, perché cazzo se n’era andato?, per un tipo ubriaco fradicio?
Irritato? No, ora che ci pensavo, ero più che altro indignato. In tutta la mia carriera di persona scomoda mai nessuno si era spinto tanto oltre il mio odio.
Magari il giorno dopo sarei tornato, giusto per dimostrargli che il mio disgusto era così forte e palese da preferire andare a rompergli la minchia, piuttosto che non farmi mai più vedere.

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Spain'
view post Posted on 4/12/2010, 16:54




Felix Gonzalez Hill
Lo guardai mentre, irritato, sbatteva sul bancone svariate banconote da 5 dollari e se ne andava, portandosi via il suo broncio fastidioso ma anche il suo sguardo fiero che fino a quel momento mi aveva aiutato a far passare più velocemente i minuti. Non capivo. Perchp se ne stava andando? Non l'avevo insultato, non l'avevo cacciato, che motivo aveva di andarsene, lanciandomi tra l'altro un'occhiata sprezzante? Ero sicuro di non essermela meritata, ecco.
Presi i soldi e li misi nella cassa, trattenendone però una banconota. E che cavolo, la mancia me la meritavo per averlo sopportato per così tanto tempo.
Stizzito dalla sua improvvisa fuga, ripresi a lavorare, mettendo a lavare i suoi bicchieri e andando a servire gli altri clienti.
La serata si prospettava fin troppo lunga. Erano le 7 e mezza sì e no, e io dovevo resistere fino alle 3. Dio mio, che nottata che mi aspettava.

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carac ¿'
view post Posted on 4/12/2010, 22:29




Emanuele De Micheli
Sì, stavo per andarmene. Ero lì sulla porta, sdegnato e con tutte le intenzioni di andarmene. Lo giuro. Mai mi sarei trattenuto per un attimo ancora in quel bar quella sera, mai avrei fatto le azioni che seguirono, se non fosse stato per una cosa che mi tornò in mente.
Non potevo permettermi di sprecare soldi. Anche se il Capo pensava a sfamare tutti quanti, pure io portavo il mio contributo, oltre alle volte che tenevo lo stipendio per me per comprarmi qualche pezzo di ricambio per la mia auto; quei dollari mi servivano.
Con un repentino retro-front tornai di volata al banco, piazzandomi nuovamente di fronte all’odioso barista. Vaffanculo, diceva ogni mio singolo muscolo facciale, vaffanculo. Dire che avrei voluto dirglielo per davvero è inutile, vero?
- Quei soldi mi servono; dammi il resto – cominciai, aggrottando le sopracciglia mentre piegavo gli angoli della bocca all’ingiù – a dire il vero mi era sempre venuto naturale fin da piccolo: Em arrabbiato, angoli giù. Em felice, angoli su.
Peccato che la seconda situazione non si verificasse praticamente mai.
No, aspetta. Magari quando ho avuto la mia prima macchina; quel giorno sorrisi come un ebete tutto il giorno. La mia gioia sfumò quando un coglione me la rigò con lo sportello il giorno dopo.
- …Ah, includici la mancia. Non ho nessun motivo per lasciartene una, quindi rendimi anche quei soldi. –

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Spain'
view post Posted on 5/12/2010, 10:20




Felix Gonzalez Hill
Quando lo vidi tornare indietro, ebbi una reazione strana: la bocca mi si stirò in un mezzo sorriso spontaneo. Quasi come se fossi felice di vedere che non se na era andato. Solo perchè almeno avevo una distrazione, sia chiaro. Ma quando mi chiese indietro il resto e la mancia la sensazione svanì. Con malagrazia, battei lo scontrino e gli diedi il resto, aggiungendoci anche la banconota che avevo già messo nella tasca dei pantaloni. E accidenti!
Senza un briciolo di educazione -ormai avevo capito che con lui era inutile- poggiai il tutto sul bancone di fronte a lui, poi tornai a fare il mio lavoro, ignorandolo.
Odiosissimo rossino teppistello maleducato.

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carac ¿'
view post Posted on 5/12/2010, 21:34




Emanuele De Micheli
La sua sgraziata reazione mi strappò ciò che di più simile a un sorriso a trentasei denti mi riusciva. Non aveva mantenuto il suo comportamento distaccato e sorridente, né in quel momento mi aveva ignorato. Intascai i soldi.
- Grazie - borbottai in italiano prima di avviarmi verso l'uscita. Però non ero soddisfatto, non come quando ottengo una piccola vendetta su qualche rompipalle. Al contrario, mi sentivo solo più stanco, più annoiato e emicraniato del solito. Emicraniato. Em-icraniato.
Faceva quasi ridere, e difatti me ne concessi uno breve, silenzioso e inosservato; o almeno, fino a quando mi resi conto che il tizio me l'aveva fatto passare, non so come.
Fottutissima testa di cazzo; neanche i miei mal di testa mi lasciava? Storsi il naso, mentre con la mano cercai le chiavi della macchina - sfortunatamente non la mia, che era a riparare a casa. Avevo preso in prestito quella del Capo.

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